Oggi voglio soffermarmi su una news a proposito della legge 68 sull'inserimento lavorativo delle persone con disabilità. La proposta arriva dal ministro del lavoro,salute e politiche sociali, il quale sostiene che la norma in questione non funziona in quanto è una legge per certi versi caratterizzata dai confini troppo labili e indefiniti per altri eccessivamente rigida e fonte talvolta di pregiudizi.
Egli afferma infatti che la norma "consente forme elusive" cioè talvolta i datori di lavoro fanno una sorta di cernita dei lavoratori in base al grado di disabilità cosicché le persone con disabilità lievi vengano assunte lasciando disoccupati persone affette da handicap ben più complessi.
E su questo punto credo che tutti siano d'accordo, purtroppo sono pochi i datori di lavoro che si impegnano ad assumere persone magari poco produttive come può essere chi è affetto da una medio-grave invalidità ma è anche vero che tutti quelli che sono in grado di dare il proprio contributo alla comunità lavorando devono poter farlo,sicuramente dipende da lavoro e lavoro ma sono sicura che siano molti i lavori che non hanno modi e tempi da "catena di montaggio"come per esempio i lavori artigianali e che quindi possono rivolgersi anche a lavoratori con handicap.
Un'altro punto che non va proprio a genio al ministro è il fatto che molti datori preferiscono pagare un'ammenda per essere fuori norma non assumendo personale con disabilità piuttosto che accollarsi il peso di un dipendente poco produttivo.
E anche su questa obiezione non si può che assentire e il rimedio forse sarebbe un maggior controllo dato che l'importanza sta nell'obiettivo della norma non nella norme in sé; perché questa legge sia considerata valida essa deve sortire i cambiamenti per la quale è stata ideata altrimenti non è che testo morto.
In proposito non c'è ancora niente di preciso comunque si riparlerà del problema il prossimo ottobre con la speranza che il testo di legge venga migliorato nell'interesse dei diretti interessati.
giovedì 2 luglio 2009
venerdì 26 giugno 2009
Oggi voglio riportare due notizie che ho sentito al telegiornale in questi giorni che mi hanno fatto molto pensare..sono due storie di due persone diverse ma accomunate dalla disabilità.
La prima storia di cui vi parlo è quella geograficamente più vicina a noi, infatti si tratta di un bagnino che risiede e svolge il suo lavoro in un paese sulle rive del delta del Po,lui fa il bagnino da sempre e pure bene infatti la sua carriera è costellata di numerosi salvataggi ben riusciti; purtroppo qualche anno a causa di una malattia ha subito l'amputazione di una gamba che pur tuttavia, dopo una riabilitazione fisica e psicologica, non gli ha permesso di interrompere il suo mestiere di bagnino che ha continuato a svolgere fino quando la società di salvamento si è ripresa l'imbarcazione e lo ha mandato in riposo dichiarandolo invalido al 100%,a nulla è valso mostrare patente e assicurazione del gommone. Io capisco perfettamente i motivi che hanno spinto la società a fare questo ma comprendo anche pienamente le ragioni del bagnino che dopo tanti anni di lavoro si sente tagliato fuori perché non più completamente "integro",non sarebbe invece stato più utile mettere al suo fianco un'altro bagnino fisicamente idoneo e in grado, se necessario, di tuffarsi in mare e lasciare al suo posto di guida del gommone il bagnino in questione,anche perché la mancanza di una gamba non gli impedisce certo di guidare un'imbarcazione.
L'altra storia che vi riporto qui è molto simile anche se con caratteristiche diverse: la protagonista è una commessa ventiduenne di una negozio di Londra, anche lei spodestata dal suo impiego perché la protesi che aveva in un braccio offendeva l'immagine del marchio;così da commessa è stata "promossa" magazziniera con tutti gli onori.
Dire che questa notizia mi ha schifata è poco,sono veramente allibita e penso e spero che movimento mediatico che si è formato attorno a questa notizia serva perché questo resti un caso isolato ma nutro seri dubbi in proposito dato che discriminazioni come queste sono all'ordine del giorno.
La prima storia di cui vi parlo è quella geograficamente più vicina a noi, infatti si tratta di un bagnino che risiede e svolge il suo lavoro in un paese sulle rive del delta del Po,lui fa il bagnino da sempre e pure bene infatti la sua carriera è costellata di numerosi salvataggi ben riusciti; purtroppo qualche anno a causa di una malattia ha subito l'amputazione di una gamba che pur tuttavia, dopo una riabilitazione fisica e psicologica, non gli ha permesso di interrompere il suo mestiere di bagnino che ha continuato a svolgere fino quando la società di salvamento si è ripresa l'imbarcazione e lo ha mandato in riposo dichiarandolo invalido al 100%,a nulla è valso mostrare patente e assicurazione del gommone. Io capisco perfettamente i motivi che hanno spinto la società a fare questo ma comprendo anche pienamente le ragioni del bagnino che dopo tanti anni di lavoro si sente tagliato fuori perché non più completamente "integro",non sarebbe invece stato più utile mettere al suo fianco un'altro bagnino fisicamente idoneo e in grado, se necessario, di tuffarsi in mare e lasciare al suo posto di guida del gommone il bagnino in questione,anche perché la mancanza di una gamba non gli impedisce certo di guidare un'imbarcazione.
L'altra storia che vi riporto qui è molto simile anche se con caratteristiche diverse: la protagonista è una commessa ventiduenne di una negozio di Londra, anche lei spodestata dal suo impiego perché la protesi che aveva in un braccio offendeva l'immagine del marchio;così da commessa è stata "promossa" magazziniera con tutti gli onori.
Dire che questa notizia mi ha schifata è poco,sono veramente allibita e penso e spero che movimento mediatico che si è formato attorno a questa notizia serva perché questo resti un caso isolato ma nutro seri dubbi in proposito dato che discriminazioni come queste sono all'ordine del giorno.
lunedì 15 giugno 2009
Il "Progetto Equal Veneto" promosso dall'assessorato alle politiche del lavoro della regione Veneto ha avanzato un'iniziativa a favore delle persone disabili che possono accedere ai benefici della legge 68/99 (portatori di handicap intellettivo, che comportino una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45 per cento; persone invalide del lavoro con un grado di invalidità superiore al 33 per cento; persone non vedenti o sordomute; persone invalide di guerra, invalide civili di guerra e invalide per servizio) per poter lavorare, questo intervento;reso possibile grazie ai fondi regionali e ai proventi versati dalle aziende, consiste in percorsi personalizzati per disabili in modo tale da integrarli nel mondo del lavoro in maniera stabile. In questo modo si cerca di venire incontro ai diritti del singolo, tenendo conto delle sue disabilità, e alle esigenze lavorative delle aziende.
PER SAPERNE DI PIÙ...
PER SAPERNE DI PIÙ...
- Il Fondo Nazionale si rivolge solo a tutte quelle persone che presentano un grado di disabilità pari al 67% e ai disabili psichici, perciò è questa e solamente questa la fascia di utenti che può inoltrare tale domanda;
- occorre presentare un certificato di invalidità (gli invalidi di lavoro possono procurarselo presso l'INAIL,mentre gli invalidi civili presso l'ULSS);
- bisogna recarsi al Centro Impiego nel quale si ha domicilio e iscriversi all’elenco della legge 68. ;
- I datori di lavoro pubblici e privati sono tenuti ad assumere come loro dipendenti lavoratori appartenenti alle categorie sopra descritte nella seguente misura:
a) 7% dei lavoratori occupati, se occupano più di 50 dipendenti;
b) 2 lavoratori, se occupano da 36 a 50 dipendenti;
c) 1 lavoratore, se occupano da 15 a 35 dipendenti
Penso che sia una iniziativa utile e concreta a favore di questa categoria di utenti, e spero che non vada sottovalutata e soprattutto che questo progetto venga divulgato in modo tale che tutti possano entrarne a conoscenza anche se sprovvisti di uno strumento informativo come internet.
Invito dunque tutte le persone interessate a rivolgersi ai Centri per l'Impiego per ottenere maggiori informazioni e riguardo dato che forse io sono stata abbastanza sintetica ma fornendovi tutti i punti fondamentali a cui io stessa sono a conoscenza.
Alla prossima!
martedì 9 giugno 2009
Sempre per restare in tema del mio tirocinio vi darò l'anteprima del mio progetto (dato che avrei consegnarlo da un pò ma non l'ho ancora scritto!!) di tirocinio, cioè di un'attività/laboratorio educativo-terapeutico che organizzerei per i miei utenti, in questo caso persone disabili adulte e più specificatamente persone disabili adulte che cercano un impiego.
Devo dire che non ho avuto molti ambiti di scelta in quanto, come potete immaginare, molte attività sono già state fatte e organizzate come per esempio laboratori di cucina, informatica (anche se comunque non mi sentirei la più indicata!), artigianato, musica, ortoterapia...insomma dopo averci pensato e ripensato sono arrivata alla ad una cosa che era talmente vicina a me che non avrei dovuto spendere tanto tempo a pensarci su:i miei libri; mi spiego, alla fine ho pensato ad uno dei miei passatempi preferiti, cioè la lettura.
Forse non ci avevano ancora pensato di organizzare un laboratorio di lettura all'interno di un centro impiego per disabili...ok forse così suona un pò ricola la cosa ma io lo pensavo anche in funzione di un lavoro,infatti molte persone disabili vengono impiegate come bibliotecari o aiuto bibliotecari all'interno di scuole in biblioteche comunali ma forse queste persone non hanno mai avuto la possibilità di leggere loro stessi o di non leggere abbastanza magari perchè non sono mai stati spinti a farlo o nessuno credeva che gli sarebbe servito.
Io penso invece che inanzitutto la lettura, di qualsiasi genere essa sia, trasmetta cultura e poi allarga la mente e stimola la fantasia e questo fa bene a tutti, inoltre per una persona che si occupa di prestare agli altri dei libri, come i bibliotecari, questo è molto importante;in questo modo potranno cosigliare o sconsigliare loro stessi i libri più indicati per ogni lettore,potranno svolgere attivamente il loro mestiere.
Devo dire che non ho avuto molti ambiti di scelta in quanto, come potete immaginare, molte attività sono già state fatte e organizzate come per esempio laboratori di cucina, informatica (anche se comunque non mi sentirei la più indicata!), artigianato, musica, ortoterapia...insomma dopo averci pensato e ripensato sono arrivata alla ad una cosa che era talmente vicina a me che non avrei dovuto spendere tanto tempo a pensarci su:i miei libri; mi spiego, alla fine ho pensato ad uno dei miei passatempi preferiti, cioè la lettura.
Forse non ci avevano ancora pensato di organizzare un laboratorio di lettura all'interno di un centro impiego per disabili...ok forse così suona un pò ricola la cosa ma io lo pensavo anche in funzione di un lavoro,infatti molte persone disabili vengono impiegate come bibliotecari o aiuto bibliotecari all'interno di scuole in biblioteche comunali ma forse queste persone non hanno mai avuto la possibilità di leggere loro stessi o di non leggere abbastanza magari perchè non sono mai stati spinti a farlo o nessuno credeva che gli sarebbe servito.
Io penso invece che inanzitutto la lettura, di qualsiasi genere essa sia, trasmetta cultura e poi allarga la mente e stimola la fantasia e questo fa bene a tutti, inoltre per una persona che si occupa di prestare agli altri dei libri, come i bibliotecari, questo è molto importante;in questo modo potranno cosigliare o sconsigliare loro stessi i libri più indicati per ogni lettore,potranno svolgere attivamente il loro mestiere.
mercoledì 3 giugno 2009
Qualche post fa vi parlavo del mio tirocinio all'U.L.S.S. DI Adria ma non avevo accennata ai tanti laboratori e progetti che danno vita al centro per handicap adulto e S.I.L.
Uno dei progetti che avrò la fortuna di vecere in atto (pochi purtroppo dato che nel periodo estivo finiscono) è il progetto di ortoterapia "Elicriso"(il nome deriva da una piata spontaea molto forte che cresce tipicamente nelle zone del delta del po, nasce in zone particolari specie dune sabbiose), questa idea dell'ortoterapia deriva sia dalla consapevolezza che le zone in cui viviamosono terreni essenzialmente agricoli e legato alle tradizione per la creazione di un luogo terapeutico ed educativo e in secondo luogo l'aspetto socio educativo di questa iniziativa favorisce il senso di responsabilità,aiuta ad imparare a stare insieme agli altri vincendo l'isolamento, rappresentando appunto una forma di integrazione sociale.
Il progetto di ortoteprapia ha il suo scopo nel recupero e nell'iserimento lavorativo di persone disabili che sono in possesso di abilità lavorative che vanno però potanziate,infatti sono persone già in possesso di un percorso lavorativo di tipo terapeutico-riabilitativo, ma non sono ancora pronti per affrontare un ambiente lavorativo "normale"; le persone che usufruiscono di questo progetto sono:
* disabili adulti in generale
* disabili adulti per i quali sono subentrate ulteriori malattie degenerative e pertanto devono essere esclusi da altri percorsi riabilitativi, come l’inserimento nel mondo del lavoro;
* disabili adulti con patologie di tipo alzheimer o altre demenze,
* persone in trattamento per problemi alcoolcorrelati o di tossicodipendenza;
* persone con svantaggi sociali legati a emarginazione, povertà sociale e forme detentive. In questo ultimo caso soprattutto si possono avviare programmi di pena alternativa al carcere.
L'oggetto del laboratorio ortoterapico è quello di coltivare un appezzamento di terreno e organizzarlo in aree specifiche (es: area orticultura, ortogiardino, floricoltura...).
Spero di essere stata abbastanza esauriente!
Uno dei progetti che avrò la fortuna di vecere in atto (pochi purtroppo dato che nel periodo estivo finiscono) è il progetto di ortoterapia "Elicriso"(il nome deriva da una piata spontaea molto forte che cresce tipicamente nelle zone del delta del po, nasce in zone particolari specie dune sabbiose), questa idea dell'ortoterapia deriva sia dalla consapevolezza che le zone in cui viviamosono terreni essenzialmente agricoli e legato alle tradizione per la creazione di un luogo terapeutico ed educativo e in secondo luogo l'aspetto socio educativo di questa iniziativa favorisce il senso di responsabilità,aiuta ad imparare a stare insieme agli altri vincendo l'isolamento, rappresentando appunto una forma di integrazione sociale.
Il progetto di ortoteprapia ha il suo scopo nel recupero e nell'iserimento lavorativo di persone disabili che sono in possesso di abilità lavorative che vanno però potanziate,infatti sono persone già in possesso di un percorso lavorativo di tipo terapeutico-riabilitativo, ma non sono ancora pronti per affrontare un ambiente lavorativo "normale"; le persone che usufruiscono di questo progetto sono:
* disabili adulti in generale
* disabili adulti per i quali sono subentrate ulteriori malattie degenerative e pertanto devono essere esclusi da altri percorsi riabilitativi, come l’inserimento nel mondo del lavoro;
* disabili adulti con patologie di tipo alzheimer o altre demenze,
* persone in trattamento per problemi alcoolcorrelati o di tossicodipendenza;
* persone con svantaggi sociali legati a emarginazione, povertà sociale e forme detentive. In questo ultimo caso soprattutto si possono avviare programmi di pena alternativa al carcere.
L'oggetto del laboratorio ortoterapico è quello di coltivare un appezzamento di terreno e organizzarlo in aree specifiche (es: area orticultura, ortogiardino, floricoltura...).
Spero di essere stata abbastanza esauriente!
martedì 2 giugno 2009
E' importante ricordare che:
INSERIMENTO: è l’approccio che riconosce il diritto delle persone con disabilità ad avere un posto nella società, ma che si limita ad inserirle in un posto spesso separato dalla società (per es. un istituto o una classe speciale) o in una situazione passiva (quello che nel movimento delle persone con disabilità chiamiamo tappezzeria). La decisione su “dove” debbano vivere e “come” debbano essere trattate non è presa dalle persone con disabilità e dalle loro famiglie, nel caso non possano rappresentarsi da sole
INTEGRAZIONE: è il processo che garantisce alle persone con disabilità il rispetto dei diritti all’interno dei luoghi ordinari, senza però modificare le regole e i principi di funzionamento della società e delle istituzioni che li accolgono. Vi è dietro questa impostazione ancora una lettura basata sul modello medico della disabilità (tali persone sono malate, invalide, limitate e la disabilità viene considerata una condizione soggettiva causata dalle minorazioni; le persone con disabilità vanno tutelate sulla base di un intervento speciale, vedi per es. insegnante di sostegno). Prevale l’idea che le persone con disabilità siano speciali e vadano sostenute attraverso interventi prevalentemente tecnici.
INCLUSIONE: è il concetto che prevale nei documenti internazionali più recenti.
mercoledì 27 maggio 2009
Anche se questo blog è nato per esigenze di università, l'argomento non è stato scelto a caso ma nutro un vero interesse per l'ambito della disabilità, interesse che è cresciuto durante questi tre anni da studente del corso di Educatore Professionale, mentre il lavoro applicato alla disabilità è una cosa che è arrivata dopo, quando ho scelto l'ambito del mio tirocinio anzi potremmo dire che è il tirocinio che ha scelto me, dato che inizialmente dovevo svolgerlo in un CEOD e invece per cause di forza maggiore (il CEOD chiudeva nel periodo del mio tirocinio) quest'estate sarò occupata al centro operativo di handicap adulto e SIL dell'U.L.S.S. n°19.
Questo centro cerca di offrire progetti e interventi terapeutico-riabilitativi diversificati; in particolare vengono elaborati percorsi di inserimento lavorativo e occupazionale dei soggetti disabili, attraverso progetti mirati e con modalità personalizzate di intervento, coinvolgendo il mondo del lavoro pubblico e privato locale. La fascia di utenza della quale si occupa il centro operativo sono persone con disabilità fisiche o psichiche, ma anche persone emarginate (persone che hanno avuto problemi di dipendenza da sostanze o alcol, per persone con progetti di pene alternative al carcere, persone immigrate o con difficoltà economiche).
Queste persone,dopo aver sostenuto un colloquio con un'educatrice o comunque una persona facente parte del personale del centro occupazionale, vengono aiutate a trovare un lavoro che meglio si addice alle loro esigenze; alle persone che hanno un grave handicap invece sono offerti lavori più "protetti" e che non comportino troppa responsabilità ma che comunque garantiscano un servizio indispensabile come per esempio bidello nelle scuole o aiuto cuoco.
Iscriviti a:
Post (Atom)